Una piccola storia dentro una più grande: l'emigrazione italiana, perlopiù siciliana, in Tunisia. Jean e Berta, fratello e sorella (oggi non più viventi), nati in Tunisia da genitori provenienti da Giarratana (Ragusa) hanno vissuto il periodo del Protettorato francese nel pese nordafricano.
Sono cresciuti nelle campagne in un contesto in cui gli italiani e i tunisini lavoravano per il padrone francese. Quello che ci colpì quando li incontrammo nel 2012 fu sentire il dialetto siciliano ben conservato da chi, come loro, in Sicilia non aveva mai vissuto. In casa di molti siciliani in Tunisia generalmente si parlava il siciliano mischiato a parole francesi e arabe. I racconti di un mondo agricolo, lontano ormai nel tempo, si intrecciano con i fatti storici che coinvolsero la comunità italiana in Tunisia: il fascismo prima e l'indipendenza tunisina dalla colonia francese poi, con la conseguente "cacciata" degli stranieri, che per gli italiani fu un dramma che cambiò la vita di tanti.
Come folate di vento si muovono le persone. Il VENTO alza polveri, trasforma, rimodella. Ecco la metafora da cui voglio partire. Un vento passa e ripropone. Ricompone mentre muove. Le migrazioni sono come il vento. Mutano gli assetti, modificano i paesaggi. I paesaggi sono le cose e le persone. Il loro modo di vivere, di pensare. Un cambiamento lento e inevitabile si ripropone.
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